La grande illusione by Roy Menarini

La grande illusione by Roy Menarini

autore:Roy Menarini [Menarini, Roy]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2022-02-10T00:00:00+00:00


Tutta questa televisione… o era cinema?

Prima di raccontare quell’esperienza e riflettere sulla spettatorialità infantile, un piccolo flashforward. Qualche mese dopo sarebbe toccato alla mamma portare Alice al cinema. Quella volta si trattava di La volpe e la bambina (Jacquet, 2007), quindi un film “non cartoon” su grande schermo, ben inserito nel genere family che è stato la grande spina dorsale del consumo nei multiplex degli anni Duemila. In famiglia si ricorda ancora con divertimento il primo commento di mia figlia uscita dalla sala: “Mi è piaciuto, ma ora ho mal di testa con tutta questa televisione!”.

È buffo, perché probabilmente non si trattava dell’ingenuo errore di una piccola spettatrice che intendeva dire “cinema” e si confondeva tra i termini. Era invece il risultato di un errore strategico da parte nostra, cioè aver dato per scontato che una treenne distinguesse una sala cinematografica da un salotto e uno schermo di prima visione dal consumo domestico.

Ancora più interessante notare come questo errore non fosse del tutto tale, per lo meno da un punto di vista tecnico. Da quando non esiste più la proiezione in pellicola (esclusi festival molto ma molto cinefili), vedere un film a casa o vedere un film al cinema sono vicende differenti solo per dimensione: è pur sempre un prodotto in digitale che viaggia e che cambia a seconda della compressione o della qualità.

Ciò conferma che la dimensione differenziale del cinema in sala è sempre un fatto sociale, culturale e psicologico. I confronti tecnici sono destinati a essere messi in scacco dalla constatazione che oggi come oggi gli schermi sono schermi, dal più grande al più microscopico, e proiettano tutti audiovisivi digitali.

Un altro flashforward riguarda invece Coraline e la porta magica (Selick, 2009), straordinario e conturbante racconto che mescola fiaba dark, elementi burtoniani, avanguardia storica e citazioni dalla storia dell’animazione. In quel caso, Alice aveva cinque anni: in sala mi sono ben presto reso conto di aver sopravvalutato quanto avrebbe potuto sostenere in termini di angoscia e inquietudine. Ma, ormai a metà film, ho anche intuito che andarsene nel bel mezzo del racconto (concepito come un attraversamento di un incubo a occhi aperti, ma con la luce in fondo al tunnel) avrebbe probabilmente ottenuto un risultato peggiore rispetto alla scelta di resistere in sala e vivere lo scioglimento emotivo dell’happy end. Così, sebbene ancora oggi mia figlia mi rimproveri quel pomeriggio terrorizzante, penso di aver fatto la cosa giusta: i bambini devono poter sperimentare il sentimento della paura al cinema. Proteggerli da ogni emozione negativa (ovviamente in contesti narrativi di qualità) è una delle sindromi protettive più discutibili della genitorialità contemporanea.



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